
Quando la memoria svanisce: perché riconoscere i sintomi e agire tempestivamente è fondamentale
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Quando la memoria svanisce: perché riconoscere i sintomi della demenza e agire tempestivamente è fondamentale
Con l’avanzare dell’età, può accadere che una persona inizi a dimenticare eventi recenti, confondere luoghi o persone, o manifestare cambiamenti comportamentali improvvisi. Spesso questi segnali vengono interpretati come un normale processo di invecchiamento. Tuttavia, non sempre si tratta di un semplice declino fisiologico.
Alcune forme di demenza sono degenerative e progressive, ma altre possono essere rallentate o addirittura reversibili, se identificate tempestivamente. È per questo che la diagnosi precoce gioca un ruolo essenziale: riconoscere per tempo i sintomi permette di intervenire prima che la situazione si aggravi.
Perché è importante rivolgersi al medico in caso di sintomi di demenza?
Esistono diverse condizioni mediche che possono imitare i sintomi della demenza, pur essendo potenzialmente curabili o trattabili. Tra queste troviamo:
- Idrocefalo normoteso: accumulo anomalo di liquido nel cervello che può alterare le funzioni cognitive.
- Carenze vitaminiche gravi, in particolare di vitamina B12 e folati, fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso.
- Disfunzioni della tiroide, come l’ipotiroidismo, che possono influenzare memoria e attenzione.
- Infezioni croniche o stati infiammatori prolungati, che impattano negativamente sulle funzioni mentali.
- Effetti collaterali di farmaci, soprattutto nei pazienti anziani in politerapia.
- Disturbi metabolici, come il diabete non controllato o l’insufficienza epatica, che possono compromettere le funzioni cognitive.
Solo una valutazione medica completa, supportata da esami neurologici e diagnostica strumentale, è in grado di distinguere tra una demenza neurodegenerativa e una condizione potenzialmente reversibile.
Demenza: come si arriva a una diagnosi?
Il percorso diagnostico inizia con un’attenta raccolta della storia clinica e dei sintomi riferiti dal paziente o dai familiari. A seguire, il medico specialista può prescrivere:
Visita neurologica, per valutare i riflessi, il tono muscolare, l’equilibrio e altre funzioni del sistema nervoso centrale.
Valutazione neuropsicologica, per misurare memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento logico e capacità esecutive.
Analisi del sangue, per escludere carenze vitaminiche, squilibri metabolici o disfunzioni endocrine.
Esami di imaging, come TAC o risonanza magnetica, per individuare lesioni cerebrali, atrofie o accumuli di liquido.

Diagnosi precoce della demenza: una scelta che fa la differenza
Agire con tempestività consente non solo di rallentare la progressione della malattia, ma anche di migliorare la qualità della vita del paziente e dei familiari. Identificare la causa del disturbo cognitivo in una fase iniziale permette di:
Programmare con consapevolezza il futuro, mantenendo il più possibile l’autonomia e il benessere psico-fisico.
Iniziare terapie farmacologiche o riabilitative mirate.
Gestire meglio la quotidianità del paziente e ridurre lo stress del caregiver.

Il ruolo della prevenzione e dell’educazione sanitaria
È importante ricordare che uno stile di vita sano può giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione dei disturbi cognitivi. Mantenere il cervello attivo, seguire una dieta equilibrata, svolgere regolare attività fisica, evitare l’isolamento sociale e monitorare le patologie croniche sono strategie efficaci per preservare le funzioni cognitive.
La diagnosi precoce non è solo un vantaggio: è spesso ciò che fa la differenza tra peggioramento e recupero. Osservare, chiedere aiuto, fare chiarezza.
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