CIN CENTRO INTEGRATO NEUROSCIENZE

Memoria

La memoria è una parte fondamentale della nostra esistenza, senza di essa non saremo in grado di ricordare quello che abbiamo fatto ieri, cosa abbiamo fatto oggi e quello che vogliamo fare domani. Ci permette di conservare traccia degli eventi e senza di essa ogni nostra forma di apprendimento sarebbe persa, compreso il linguaggio e le capacità motorie. La memoria è un insieme di processi cognitivi mediante i quali le nostre conoscenze vengono codificate, immagazzinate e recuperate.
Lo stadio della codifica (encoding) consiste nella traduzione dell’informazione ambientale in un’entità significativa e comporta la fissazione di una traccia mnesica. Numerose variabili possono incidere sulla qualità del processo di codifica (attenzione, interessi personali, abilità) ma è la profondità di codifica a determinare la forza della traccia (Craik & Lockhart, 1972).

L’immagazzinamento (storage) comporta il mantenimento nel tempo delle informazioni immagazzinate. La strategia più comune per ritenere l’informazione è quella della reiterazione o ripetizione dell’informazione.

Lo stadio del recupero (retrieval) è il processo di riattivazione delle informazioni precedentemente codificate e immagazzinate. Può avvenire attraverso due modalità: il riconoscimento e la rievocazione (seriale, libera o guidata).

Le evidenze sperimentali suggeriscono che i diversi stadi della memoria sono mediati da differenti strutture cerebrali. Studi di imaging cerebrale hanno mostrato che durante la codifica la maggior parte delle regioni cerebrali attivate si trova nell’emisfero sinistro; mentre durante il recupero le regioni attive si trovano nell’emisfero destro (Shallice et al., 1994, Tulving et al., 1994).

Atkinson e Shiffrin (1968) hanno distinto tre magazzini di memoria caratterizzati da un differente intervallo temporale.

Il magazzino sensoriale è un deposito temporaneo che contiene tutte le informazioni acquisite dall’ambiente attraverso gli organi di senso. Le memorie sensoriali più studiate sono quelle relative alla modalità visiva (memoria iconica) e uditiva (memoria ecoica).

Il magazzino a breve termine accoglie le informazioni del magazzino sensoriale a cui è stata prestata attenzione e costituisce un sistema di elaborazione e ritenzione dell’informazione con capacità limitata e per un breve intervallo temporale(Conrad & Hull, 1964). Può essere usato come base per prendere decisioni o eseguire compiti per una durata limitata (memoria di lavoro o working memory). Lo span di memoria rappresenta l’ampiezza della memoria a breve termine (MBT) di un singolo individuo e viene misurata attraverso la ripetizione seriale di una lista di stimoli. Le regioni della corteccia frontale sembrano coinvolte nella MBT.

Il magazzino a lungo termine contiene tutte le informazioni di cui si dispone, ha una capienza illimitata, le informazioni da esso recuperate possono essere trasferite alla MBT dove vengono manipolate ed usate per l’esecuzione di un compito. L’ippocampo, una struttura cerebrale localizzata nella zona centrale del cervello, sembra implicato nel mantenimento nel tempo della traccia mnesica.

 

Nella memoria a lungo termine (MLT) si possono distinguere due forme di memoria:

  • memoria dichiarativa o esplicita comprende la memoria episodica e autobiografica che riguarda il ricordo di avvenimenti ed esperienze personali collocate in uno specifico contento spazio-temporale (ad es. ricordarsi dove abbiamo parcheggiato l’auto) e quella semantica che costituisce il repertorio di concetti posseduti da ciascun individuo (ad es. ricordare quello che si è studiato a scuola);
  • memoria implicita o procedurale implica quelle conoscenze di cui non si ha un accesso consapevole come le abilità motorie, percettive e cognitive (ad es. andare in bicicletta, imparare a giocare a tennis), in questo caso la prova dell’avvenuto apprendimento è data da una modificazione del comportamento (maggiore velocità e accuratezza esecutiva).

(Baddeley et al. 2004)

La Sindrome amnesica

L’amnesia é un deterioramento delle nostre funzioni mnesiche che può essere transitorio o persistente, avere un’estensione parziale o globale. Esistono forme ad esordio acuto ed altre ad andamento progressivo.

Causa

  • Organica (ad es. traumatiche, infettive, tossiche, degenerative, metaboliche, vascolari) dove l’entità del disturbo differisce in base alla sede, all’estensione e alla reversibilità della lesione.
  • Psicogena dovuta a fattori psicologici in assenza di danni cerebrali. La perdita di memoria sembra attribuibile alla presenza di un evento o processo scatenante che non risulta in un danno o malattia.

Tipologia

Retrograda difficoltà a rievocare gli eventi accaduti prima dell’insorgenza della malattia. Viene studiata misurando la capacità di rievocare fatti famosi ed eventi autobiografici.

Anterograda difficoltà nell’apprendimento di nuove informazioni indipendente dalle caratteristiche dello stimolo.


Baddeley(1982) individua:

  • un’amnesia primaria che rappresenta la classica sindrome amnesica (amnesia “globale”), caratterizzata da una compromissione specifica della memoria in assenza di altri deficit cognitivi. Costituisce una forma rara;
  • un’amnesia secondaria che comprende quelle disfunzioni cognitive che compromettono la capacità di riconoscimento, il linguaggio, le abilità intellettive e possono causare facilmente dei disturbi della memoria e deficit nelle capacità di processamento dell’informazione (ad es. in caso di trauma cranio encefalico, demenza, lesione vascolare, encefalite).

Alcuni autori hanno dimostrato che i pazienti amnesici hanno un funzionamento normale della MBT in quanto risultano nella norma lo span di memoria uditivo-verbale e l’effetto recency (tendenza a ricordare gli ultimi item di una lista) ma una compromissione della MLT come mostrato dallo scadente effetto primacy (tendenza a ricordare le prime informazioni di una lista; Baddeley & Warrington,1973).

Negli amnesici il grado di priming (effetto di facilitazione delle esperienze precedenti su quelle successive) sembra essere identico a quello dei soggetti sani. Inoltre sembra indenne da compromissione la memoria di tipo procedurale (ad es. apprendimento di compiti motori).

Memoria e invecchiamento

Nel corso dell’invecchiamento si assiste ad una normale modificazione fisiologica delle capacità cognitive, in particolare della memoria:
  • riduzione della velocità nell’acquisire e recuperare nuove informazioni
  • rallentamento nell’esecuzione di compiti quando si ha poco tempo a disposizione
  • calo dell’attenzione
  • maggiore difficoltà nella risoluzione di problemi minore efficienza della memoria di lavoro
  • fattori psicologici (ansia e depressione) e risonanza affettiva data agli eventi
  • mancanza di motivazione (ritiro sociale e perdita di interessi)
Le esperienze del passato vengono ricordate più facilmente poiché i ricordi sono strettamente connessi al vissuto del soggetto ed hanno una particolare valenza emotiva, le successsive elaborazioni e rievocazioni si sono impresse nella memoria con maggiore forza.

Quando il cattivo funzionamento della memoria diventa malattia

In passato si riteneva che la presenza nel soggetto anziano di un isolato deficit cognitivo fosse non evolutivo e quindi legato al normale invecchiamento. Tuttavia negli ultimi anni la “normalità” di questa situazione clinica è stata messa in dubbio. E’ stato infatti dimostrato che soggetti anziani non dementi ma con lievi disturbi cognitivi mostrano un rischio più alto di sviluppare una demenza degenerativa rispetto a quanto atteso nella popolazione normale (Petersen et al., 1996, Ritchie & Touchon, 2000, Ritchie et al., 2001)

Il concetto diMild Cognitive Impairment (MCI)si riferisce ad uno stato di transizione fra normale invecchiamento e demenza, e descrive una popolazione di soggetti anziani non compromessi sul piano delle attività funzionali e strumentali quotidiane ma con un disturbo subclinico e isolato di memoria che sono potenzialmente a rischio per lo sviluppo di demenza di Alzheimer.

Secondo Petersen e coll. (1996) la diagnosi di MCI viene stabilita in presenza di:
  • difficoltà soggettive di memoria
  • rendimento patologico per età e scolarità alle prove neuropsicologiche di memoria
  • assenza di compromissione delle attività lavorative, sociali e quotidiane
  • normalità delle altre funzioni cognitive
  • assenza di demenza
  • assenza di condizioni morbose che possano spiegare il disturbo di memoria (ad es. depressione, malattie endocrine)

Stima del rischio

La stima del tasso di progressione da MCI a demenza varia moltissimo si passa dal 10-15% all’anno (Tierney et al., 1996; Petersen et al., 1999), fino al 20-50% in 2-3 anni (Amieva et al., 2004). Tale variabilità, sembra dovuta a differenze nei criteri clinici applicati e nelle valutazioni neuropsicologiche utilizzate nel selezionare pazienti affetti da MCI (Arnaiz et al., 2004).

Bozoky e coll. (2001) hanno mostrano che i pazienti anziani non dementi con un disturbo isolato di memoria presentano una conversione a demenza relativamente bassa (6%) nei due anni successivi alla valutazione, rispetto ai pazienti con un deficit in un’altra area cognitiva oltre a quella della memoria (48%).

Le batterie di test neuropsicologici devono essere sufficientemente ampie ed articolate per fornire informazioni dettagliate e poter valutare la presenza di un disturbo isolato di memoria ed escludere che il deficit non sia accompagnato da alterazioni diffuse delle altre abilità cognitive, mentre l’utilizzazione di interviste cliniche semistrutturate consente un’attenta valutazione dell’impatto funzionale che il disturbo cognitivo ha nella vita di tutti i giorni.

Consigli per mantenere attiva la propria memoria

  • aumentare interessi ed attività (un adeguata stimolazione aiuta a mantenere attive le funzioni cognitive)
  • esercitare la memoria facendo brevi riassunti di libri, articoli di giornale o di trasmissioni televisive (“use it or lose it”)
  • aiutarsi con pro-memoria (calendari, agende, bloc-notes dove segnare appuntamenti, visite, elenchi della spesa)
  • utilizzo di sveglie per ricordare appuntamenti o eventi
  • assegnare agli oggetti una collocazione precisa (ad es.il cordoncino per tenere gli occhiali al collo)
  • portare a termine le azioni cominciate per non rischiare di lasciarle in sospeso(ad es. dimenticare il gas aperto)
  • non avere fretta di imparare e ricordare cose nuove velocemente come nella giovinezza
  • predisporre un ambiente adatto per l’apprendimento (buona luminosità, utilizzo di occhiali o apparecchi acustici)

“memoria minuitur, credo, nisi eam exerceas”
Cicerone
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