Successivamente possono divenire evidenti altri deficit delle funzioni cerebrali: il discorso del paziente è spesso interrotto a causa della difficoltà nel richiamare le parole necessarie.
La stessa difficoltà rende la scrittura difficoltosa o impossibile. La comprensione del linguaggio sembra all’inizio essere conservata finché non si nota che il paziente non è in grado di portare a termine richieste complesse. Tutti questi disturbi del linguaggio, impercettibili nelle prime fasi della malattia, diventano più evidenti mano a mano che la malattia progredisce. Accanto ai deficit linguistici progrediscono anche deficit di orientamento spazio-temporale, deficit prassici (impossibilità di copiare semplici figure geometriche, difficoltà nell’utilizzo di usuali oggetti domestici), difficoltà di deambulazione e deficit gnosici.
Nelle fasi successive della malattia accanto ai sintomi cognitivi possono rendersi evidenti anche disturbi comportamentali (aggressività verbale e fisica, disinibizione, turbe del sonno, dell’appetito e della libido), disturbi psichiatrici (allucinazioni, deliri, depressione e ansia) e disturbi psicomotori (vagabondaggio, agitazione). Il 50-80% dei pazienti con demenza presenta un disturbo comportamentale. Il 90% dei pazienti affetti da demenza di grado severa ne presenta tre o più.
Se è vero che la malattia di Alzheimer è una malattia a carattere degenerativo da cui è impossibile guarire, è altrettanto vero e la letteratura ne va a sostegno che è possibile migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da demenza (lieve o moderata) con alcuni interventi mirati. Gli interventi maggiormente utilizzati hanno un approccio orientato alle funzioni cognitive (stimolazione/training cognitivo e la ROT); approccio psicologico (reminiscenza, life review e validation) e sociale (musicoterapia, pet therapy). Indispensabili sono anche gli interventi a sostegno dei caregivers, interventi di carattere psicoterapico e informativo sulla gestione del familiare demente che possono migliorare sia la qualità di vita del famigliare che del paziente stesso.