CIN CENTRO INTEGRATO NEUROSCIENZE
Patogenesi della MA
La malattia è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni, principalmente attribuita alla beta-amiloide, una proteina che, depositandosi tra i neuroni, agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli “neurofibrillari”.
La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello (si tratta di un neurotrasmettitore, ovvero di una molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni, e dunque per la memoria e ogni altra facoltà intellettiva). La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi, e quindi la morte dello stesso, con conseguente atrofia progressiva del cervello nel suo complesso.
A livello neurologico macroscopico, la malattia è caratterizzata da una diminuzione nel peso e nel volume del cervello, dovuta ad atrofia corticale, visibile anche in un allargamento dei solchi e corrispondente appiattimento delle circonvoluzioni.
A livello microscopico e cellulare, sono riscontrabili depauperamento neuronale, placche senili (dette anche placche amiloidi), ammassi neurofibrillari, angiopatia congofila (amiloidea).
Dall’analisi post-mortem di tessuti cerebrali di pazienti affetti da Alzheimer (solo in tale momento si può confermare la diagnosi clinica da un punto di vista anatomo-patologico), si è potuto riscontrare un accumulo extracellulare di una proteina, chiamata Beta-amiloide.
DECORSO CLINICO DELLA MA
La MA è una patologia dall’esordio lento e progressivo. Il decorso della malattia può essere diverso, nei tempi e nelle modalità sintomatologiche, per ogni singolo paziente; esistono comunque una serie di sintomi comuni, che si trovano frequentemente associati nelle varie fasi con cui, clinicamente, si suddivide per convenzione il decorso della malattia. A una prima fase lieve, fa seguito la fase intermedia, e quindi la fase avanzata/severa; il tempo di permanenza in ciascuna di queste fasi è variabile da soggetto a soggetto, e può in certi casi durare anche diversi anni. La fase di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza malattia viene definita mild cognitive impairment (MCI). Si riferisce a una popolazione di soggetti anziani che non sono compromessi nel loro funzionamento quotidiano, ma che hanno un deficit cognitivo subclinico e isolato e sono potenzialmente a rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer (Petersen et al., 1999; Petersen et al., 2001).
Ai deficit cognitivi e comportamentali, nelle fasi più avanzate si aggiungono infine complicanze mediche internistiche, che portano a una compromissione progressiva della salute. Una persona colpita dalla malattia può vivere anche una decina di anni dopo la diagnosi clinica di malattia conclamata.
LA DIAGNOSI NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER
Allo stato attuale i criteri diagnostici internazionalmente accettati sono quelli proposti dal DSM-IV (APA,1994) e dal Work Group of Dementia (NINCDS-ADRDA, revisionati nel 2007) Secondo le linee guida European Federation of Neurological Societies (EFNS) per la valutazione di un soggetto con sospetto di MA sono necessari i seguenti esami:
- emocromo completo
- elettroliti sierici
- glicemia, azotemia, creatininemia
- dosaggio vitamina B12
- prove di funzionalità epatica e tiroidea
In particolare, la TC mostra un ampliamento dei solchi corticali e dilatazione dei ventricoli laterali, esclusione di cause secondarie. La RM mostra gli stessi rilievi della TC e segni di atrofia dell’ippocampo e dilatazione del corno temporale. La SPECT e PET evidenziano la riduzione di perfusione e dell’attività metabolica più evidente a livello temporo-parieto-occipitale.
Dr.ssa Alessia Ciccola
Psicologa-Psicoterapeuta