CIN Policlinico
Di seguito, l’intervista a Pinuccia Caspani, docente di scuola primaria statale, Case Manager presso l’IRCCS (Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano) e Counsellor, iscritto all’albo del CNCP.
Le chiedo di presentarsi e presentare il ruolo del Counsellor.
Sono Pinuccia Caspani docente, case manager e counsellor.
Counsellor è una parola un po’ strana nel linguaggio italiano, anche perché è una termine inglese (anche se la traduzione diretta è “consulente”, in realtà il ruolo del counsellor è più ampio, aperto ad un sostegno emotivo, di orientamento ed aiuto alla persona e finalizzato a migliorare il benessere individuale).
Mi occupo di persone che tendenzialmente sono persone sane e che non hanno problematiche psichiche o psichiatriche, ma che hanno un impasse, ossia stanno vivendo una situazione complicata dalla quale non sanno come uscirne. A volte le persone hanno dei problemi, pensano di trovare la soluzione, ma poi la soluzione trovata non è quella giusta per loro, invece attraverso un percorso di couselling , le persone riescono ad individuare il percorso più consono a loro. Non è il Counsellor che crea la soluzione, ma è attraverso il colloquio che la persona comprende fino a che punto è disposta ad arrivare per risolvere un problema e cosa sarebbe disposta a fare per “sciogliere quei nodi che tanto l fa soffrire “; quindi la soluzione o meglio il fatto di poter vivere in modo diverso è sempre calibrata sulla persona.
La sua formazione a quale approccio teorico riconduce?
Il mio approccio metodologico è “Sistemico Relazionale” e sono iscritta all’albo del CNCP (http://www.cncp.it/) che è l’ albo Nazionale dei counsellor professionisti; la scuola dove mi sono formata è il Centro Milanese di Terapia della Famiglia.
Il percorso personale fa riferimento al pensiero di Bateson e di Luigi Boscolo Penso spesso a Boscolo, che è mancato da poco; è stato un grande maestro e l’ho spesso seguito nei colloqui che faceva con i bambini e le loro famiglie.
Qual è il suo campo di intervento? Chi si può riferire a lei?
Generalmente il mio campo d’azione è ad ampio raggio: in studio seguo bambini, famiglie, coppie, mentre lavorando in ospedale a Milano, seguo persone malate con patologie complesse (stati vegetativi, coma, distrofie, sclerosi o post-terapia intensiva) che vengono poste di fronte ad una nuova realtà di vita per se stessi e per la propria famiglia. Mi occupo poi in particolare delle problematiche di coppia: tendenzialmente una persona con problemi di relazione con il partner ha spesso difficoltà anche solo ad ammetterlo ed è pertanto difficile che prenda l’iniziativa di muoversi per parlarne o discuterne con qualcuno. In questi casi generalmente inizio la terapia con una sola persona: in un secondo tempo se nel suo percorso si presenta la necessitaà di un incontro con il partner, preferisco allora incontrare i due, singolarmente, prima di poterli vedere assieme, evitando di seguire solo uno dei due. Ad esempio potrebbe presentarsi una donna (tendenzialmente sono loro che si propongono) e poi eventualmente vedo una volta il compagno, quindi li vedo insieme, così da avere un quadro completo delle dinamiche sia personali che relazionali.
Quando invece si tratta di ragazzi con problematiche scolastiche e viene uno dei due genitori a comunicare il problema, preferisco lavorare sulla persona che è venuta a chiedere aiuto, perché in questo modo attraverso il mio approccio, che è sistemico relazionale, posso lavorare anche sul ragazzo e produrre cambiamenti all’interno della famiglia. Grazie alla mia esperienza lavorativa come docente nella scuola primaria da 34 anni, ho visto i bambini cambiare nel corso degli anni per cui nella scuola tutti i giorni affronto problematiche emergenti in questo periodo storico, come i BES (bisogni educativi specifici) e i DSA (disturbi specifici del l’apprendimento), come pure alunni con problematiche legate all’emarginazione o alla multietnicità. Attraverso il percorso di counselling, i genitori che vivono giorno dopo giorno queste difficoltà riescono a riconoscere e gestire le situazioni che si vengono a creare con i figli.
Altre situazioni emergenti.
Lavorando da ormai 10 anni in ospedale come case manager e counsellor, mi occupo poi di casi sanitari complessi. Ho avuto inoltre esperienze nella gestione di ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine oppure di persone con dipendenze o problemi relativi alla sessualità.